La partecipata manifestazione della Lega a Milano, sabato 18 ottobre, è stata oggetto da parte di molti – analisti, polemisti, concorrenti, avversari, ecc. – di svariati commenti e considerazioni: colpiti soprattutto dal fatto che la Lega, data per spacciata in seguito agli scandali che hanno interessato Bossi, i figli ed il cerchio più o meno magico, sia riuscita a portare in piazza un numero considerevole di persone e sorpresi non poco del manifestarsi esplicito dell’alleanza con formazioni dichiaratamente fasciste come Casa Pound.
In realtà è da tempo, parecchio tempo, che la Lega si è spostata sui contenuti tipici dell’estrema destra europea, caratterizzati da xenofobia e razzismo. Cresciuta in poco tempo esponenzialmente sull’onda di tangentopoli, nei primi anni ’90, la Lega, da partito populista e di protesta contro la pressione fiscale, lo Stato centralista ed assistenzialista nei confronti del Meridione, si è trasformata progressivamente. Dopo avere battuto, senza risultati, la strada prima dell’indipendenza e poi dell’autonomia con la macroregione del Nord , la Lega si è trovata a fare i conti con un quadro politico sostanzialmente modificato.
Liquidati i partiti della prima repubblica, affermatosi Renzi con il suo progetto di Partito della Nazione a vocazione maggioritaria, con l’esplicito obiettivo di un sistema bipolare all’americana, a fronte di un Berlusconi che, impegnato nel tentativo di salvare principalmente se stesso e le imprese di famiglia, ritiene più utile assecondare Renzi in una riedizione delle ‘convergenze parallele’ di infausta memoria, con un Movimento cinque stelle che gli ha portato via parecchi voti e simpatie, alla Lega non resta che riciclarsi sotto forma di partito su scala nazionale che, senza tralasciare il vecchio elettorato lumbard e nordista, punta alla pancia dei settori di popolazione che più di altri stanno soffrendo la crisi, indicando nell’Europa dell’euro e nell’immigrato clandestino i principali responsabili dello stato di indigenza nel quale stanno sprofondando. Poiché è evidente anche ai sassi che, poiché i clandestini la loro condizione non ce l’hanno scritta in fronte, la campagna contro l’immigrazione clandestina si trasformerà, come già si è trasformata, in una caccia all’immigrato in quanto tale, sviluppando razzismo e xenofobia. Per Salvini l’esempio da seguire è quello di Marine Le Pen, che in Francia, lavorando sugli stessi temi, ha portato il Fronte Nazionale – un partito dal quale lo stesso Fini ai tempi di Alleanza Nazionale aveva preso le distanze – ad affermazioni elettorali eclatanti. Con le ultime elezioni europee si è avuta quindi una grande accelerazione nella politica delle alleanze della Lega che ha deciso di porsi come riferimento per l’aggregazione di tutti i gruppi e gruppuscoli dell’estrema destra fascista e nazista, non solo per acquisire peso nei confronti di Berlusconi e di Forza Italia nel caso di una nuova riedizione di un cartello elettorale tipo ‘Casa delle Libertà’ ma addirittura per assicurarsi l’egemonia nel campo della destra italiana, moderata o radicale che sia. E per far questo le vecchie parole d’ordine ‘secessione’, ‘indipendenza della Padania’, devono passare in terzo o quart’ordine, agitate nelle sezioni per tenere buoni i vecchi leghisti, magari anche con l’impegno referendario, così come nelle sezioni del PCI nel dopoguerra si parlava ancora di ‘rivoluzione’ mentre si collaborava a rimettere in piedi il capitalismo italiano…
D’altronde solo un ‘vecchio’ leghista come Salvini poteva avere la credibilità presso il proprio elettorato per fare un salto di questo tipo; dico ‘vecchio’ perché, nonostante abbia 41 anni, Salvini è da quando ne aveva 17 che sta nella Lega, e di incarichi e nomine ne ha avuti molte, come molte sono le ‘prodezze’ compiute, dalle proposte dei posti e dei vagoni della metropolitana riservati agli autoctoni, agli insulti ai napoletani, all’uso ‘disinvolto’ del linguaggio da Radio Padania contro rom ed immigrati in particolare.
Facendo la voce grossa contro l’euro e le burocrazie politiche e finanziarie che dominano a Bruxelles Salvini spera anche di recuperare simpatie nel campo grillino e di riportare a casa i voti persi nelle ultime elezioni. E questo spiega anche il subitaneo intervento di Grillo, a ridosso della manifestazione di Milano, non solo contro l’immigrazione clandestina, ma anche per severe misure di controllo di quella regolare con la scusa dell’Ebola. Insomma una feroce guerra mediatica sulla pelle di chi già soffre e patisce per i conflitti e le spoliazioni generati dalla politica degli Stati e dalle convulsioni e gli sviluppi del capitalismo.
E pensare che vi è stato chi ha considerato la Lega una ‘costola della sinistra’, come Massimo D’Alema…Eppure è dalla fine degli anni ’90 che la Lega ha intensificato i suoi rapporti con l’estrema destra xenofoba ed il tradizionalismo cattolico all’insegna della lotta aperta alla società multirazziale; questo non le ha impedito di essere al governo e di avere ministri della repubblica in posizione chiave, alla faccia della Costituzione e dei suoi valori, a dimostrazione della forza effimera degli articoli di carta contrapposta alla forza reale del potere politico.
Attualmente i sondaggi, confortati dalle manifestazioni di piazza, danno la Lega in crescita di consensi, pur all’interno dell’intervallo delle percentuali ottenute nelle varie elezioni, con il risultato di avvalorare il disegno di Salvini, comprensivo della sua volontà di scalzare Pisapia alle prossime elezioni per il sindaco di Milano.
Ma alcune questioni rimangono aperte e non potranno non sviluppare contraddizioni possibilmente laceranti. Quanto potrà reggere ad esempio l’alleanza con i fascisti, principalmente collocati al centro-sud, a fronte di una politica leghista che ha sempre fatto del nord il proprio centro di interesse economico, politico, giuridico e fiscale? e quanto peseranno le simpatie per la Corea del Nord e per Putin, manifestate apertamente da Salvini, in tale contesto?
Il qualunquismo ‘populista’ è un apprendista stregone in grado di sviluppare energie inaspettate, ma, nel contempo, di non saperle controllare. Sta anche a noi contribuire a loro annichilimento.